Mondo narrativo e sviluppo del personaggio: il caso Star Wars
Presi in esame o citati nell’articolo:
Film
– Star Wars (episodi dal I al VI, episodio IV in versione originale)
– La Bella Addormentata nel Bosco (versione Disney del 1959)
– 2001: Odissea nello Spazio
Libri
– Anatomia di Una Storia, John Truby
– Il Potere Del Mito, Joseph Campbell
– Il Nuovo Testamento
Secondo John Truby, autore di Anatomia di Una Storia, il Mondo Narrativo è in molti racconti un’espressione diretta del personaggio principale, e spesso, nel corso di una narrazione, Eroe e Mondo Narrativo evolvono parallelamente da uno stato cosiddetto di Schiavitù a uno stato di Libertà.
Quando si realizza questo schema ci troviamo di fronte a un Eroe che, nelle prime fasi della storia, è in qualche modo limitato.
Una debolezza, psicologica o morale, lo relega in una condizione di inadeguatezza e gli impedisce una piena realizzazione.
Durante il suo cammino l’Eroe, superando una serie di prove, giungerà a un nuovo e più elevato livello di coscienza, sconfiggendo, oltre che nemici in carne e ossa, i suoi fantasmi interiori.
Questo non è naturalmente l’unico modello che si possa utilizzare. Vi sono infatti diversi possibili modelli di interazione tra Eroe e Mondo Narrativo.
Un Mondo Narrativo in stato di schiavitù può essere un luogo in qualche modo minacciato da un’entità esterna o interna, ma più in generale è un contesto sociale privo di equilibrio e di armonia. Un ambiente dove si è costretti a vivere di espedienti, dove non esiste collaborazione ed empatia tra le parti.
In parole povere: ognuno pensa per sé.
In un Mondo Narrativo dove vige lo stato di libertà, al contrario, l’ambiente e tutte le componenti sociali sono legati l’un l’altro in un rapporto armonioso.

Nel momento in cui Aurora è preda dell’incantesimo e Filippo viene imprigionato, tutti, nel castello, cadono addormentati.
Il Mondo Narrativo riflette lo stato di immobilità dei personaggi principali.
IL CASO STAR WARS
Eroe e Mondo Narrativo evolvono, passando attraverso una fase problematica, da una situazione di Schiavitù a una situazione di Libertà.
Come detto, il caso più ricorrente di interazione tra Eroe e Mondo Narrativo è quello che li vede entrambi partire da una condizione di schiavitù e giungere a una condizione di libertà alla fine della narrazione.
La saga di Star Wars (in particolare gli episodi IV,V e VI) rappresenta perfettamente questo modello.

TATOONIE, UN ARIDO DESERTO
Mondo Narrativo in stato di schiavitù
Il primo pianeta dove si ambienta la narrazione è un luogo desertico, arido. Tatoonie, come messo in evidenza nella scena della taverna, è popolato da criminali, contrabbandieri, ladri e spie.
Truby descrive il Mondo Narrativo in stato di schiavitù come un luogo dove “ciascuno è lasciato a sé stesso o è ridotto allo stato bestiale”.
Ebbene, Luke vive letteralmente in una “buca”. Deve lottare per la sopravvivenza in un ambiente dalla flora e dalla fauna (se consideriamo i predatori Tusken come “animali”) ostile.
Il suo impegno principale è quello di occuparsi della difesa e della manutenzione dei coltivatori di umidità. La sua (reperire un bene primario come l’acqua) è una missione di pura sopravvivenza che lo tiene fisicamente e metaforicamente ancorato al suolo.
Preso dalle incombenze quotidiane Luke non può concentrarsi su quello che è il suo vero sogno: diventare un pilota spaziale.
Il futuro Jedi appare comunque sin da subito come un predestinato. La sua via è curiosamente segnata già dal nome che si porta addosso: Skywalker.

Questo espediente aumenta la pregnanza simbolica di una delle scene più iconiche della saga.
Luke si trova in bilico tra due fasi dell’esistenza. È chiaramente insoddisfatto della sua vita attuale, come evidenziato dal fatto che scalcia la sabbia in un impeto di rabbia e frustrazione, ma allo stesso tempo non ha il coraggio di seguire la via che le stelle gli hanno tracciato dinnanzi.
Dopo aver fissato i due soli (un bivio, il futuro), Luke abbassa lo sguardo e ritorna sconsolato verso la sua “tana”. Il tempo dell’avventura ancora non è giunto.
Sarà l’evento scatenante dell’’uccisione dei suoi zii a mettere in moto il processo evolutivo dell’Eroe.
L’altro personaggio principale della saga, Han Solo, è all’inizio un uomo che pensa prevalentemente al suo tornaconto personale. A differenza di Luke non è incalzato da nessun tipo responsabilità.
Nella versione originale della pellicola il pilota del Millenium Falcon si presenta come una persona capace di uccidere a sangue freddo, e questo lo pone agli antipodi rispetto agli Eroi che troviamo nel western classico, genere che ha molti punti in comune con la fantascienza.
Nei western il protagonista non spara mai per primo e regola i conti con i suoi nemici alla luce del sole, solitamente lungo la via maestra del villaggio. Han Solo, invece, spara al suo avversario in un ambiente fumoso come quello di una taverna, lontano dallo sguardo della gente comune. Il colpo, quasi vigliaccamente, è esploso da sotto uno dei tavoli di quello che può essere la trasposizione fantascientifica di un vero e proprio saloon.

La scena è stata ritoccata nelle versioni successive del film per fare apparire il personaggio interpretato da Harrison Ford un uomo eticamente migliore.
A sparare per primo adesso è Greedo. Quello di Han Solo sarebbe così a tutti gli effetti un atto perfettamente proporzionato all’offesa ricevuta, anche se va detto che Han sarebbe comunque andato incontro a morte certa se fosse stato catturato.
Purtroppo la scelta, al di là del fatto che stona dal punto di vista visivo, toglie fascino a uno dei personaggi più importanti della storia e ne appiattisce l’evoluzione.
Durante il susseguirsi degli eventi sia Han Solo che Luke avranno una grande trasformazione, ma dovranno entrambi passare attraverso una morte simbolica.
DAGOBAH, LA NEBBIA INTERIORE
L’inconscio dell’Eroe

Anche su Dagobah l’ambiente è specchio fedele dell’Eroe.
Il pianeta dove si svolge l’addestramento di Luke è una gigantesca palude, dove un paesaggio indistinto emerge dalla nebbia.
Luke ha intrapreso la via della Forza ma ancora non è un Jedi. Il suo carattere è indefinito come l’ambiente che lo circonda.
Su Dagobah è difficile vedere le insidie che rischiano di intralciare il cammino dell’Eroe, soprattutto quelle interiori. La differenza tra sogno e realtà si annulla. I mostri che si nascondono sotto l’apparenza, nel profondo della psiche (vedere la bestia che ingoia R2D2), rischiano di divorarti da un momento all’altro.
È proprio qui che Luke conosce il limite che può avere la capacità di guardare nel futuro di un Jedi. Il futuro, come il mutevole paesaggio di Dagobah, è sempre in movimento, avvolto nella nebbia.
Il viaggio che intraprende Luke insieme al suo maestro è a tutti gli effetti un viaggio dentro se stesso.
La discesa nel tronco dell’albero potrebbe rappresentare una discesa nell’inconscio dell’Eroe, dove si palesano alcune verità che il futuro Jedi ancora non è in grado di afferrare consciamente. Nella visione di Luke è chiaro che lui e Vader sono profondamente legati l’un l’atro.
BESPIN, LA MORTE SPIRITUALE
L’Eroe sprofonda agli inferi
Bespin è il luogo dove Han Solo e Luke troveranno la loro morte spirituale.
Una volta saputo che Darth Vader è suo padre Luke si abbandonerà a sé stesso, lasciandosi cadere in un tunnel di scarico.
Nella scena è rappresentata un’altra discesa simbolica, ma se durante la sequenza del tronco su Dagobah Luke aveva affrontato un suo pensiero inconscio, adesso quello stesso pensiero si è fatto realtà. Tra lui e Darth Vader scorre lo stesso sangue.
In concomitanza con il rovesciamento di trama più importante della narrazione, Luke si ritroverà a testa in giù, attaccato a un antenna che richiama decisamente il simbolo di una croce.
Il suo “Ben, Perché non me lo hai detto?” riecheggia sinistramente le parole di Cristo nel giardino dei Getsemani “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
La speranza nel cuore di Luke non è mai stata così lontana.
Sarà Leila a salvare Luke. La principessa entrerà in contatto telepatico con quello che più tardi si rivelerà essere suo fratello, dando per la prima volta di essere lei stessa detentrice di un grande potere.

Il Potere Del Mito di Joseph Campbell è un libro fondamentale per conoscere l’intricata rete di simboli presente nella saga di Star Wars.
Han Solo, invece, troverà una morte simbolica quando verrà ibernato in un blocco di carbonite, una bara metaforica. A consegnarlo all’impero è un suo vecchio compagno, una reminiscenza di quel passato da canaglia con cui Han dovrà fare i conti prima di diventare un uomo migliore.
Nel VI episodio della saga Han Solo verrà risvegliato, non casualmente, dalla stessa Leila.
Ora Han è pronto a mostrare senza paura il lato più fragile del suo carattere, fino ad adesso ben nascosto dietro un’immagine quasi caricaturale da “duro”; pagando pegno si è pienamente emancipato dalla sua condizione di deficit morale di partenza.

Qui è la principessa a svegliare l’Eroe con un bacio.
Sarà l’esperienza della morte/rinascita a donare a Han Solo una nuova visione del mondo, e difatti si giocherà sulla contrapposizione cecità/vista.
L’uomo individualista ed estraneo alla compassione, che non credeva al miracolo della Forza, grazie a una metaforica discesa agli inferi (anche lui viene “calato” in un’alcova prima di essere ibernato), vede quello che prima non riusciva a vedere.
Sempre dal Nuovo Testamento: “prima ero cieco e adesso vedo”…
In effetti, come il monolite porta le scimmie a evolversi dallo stato animale a quello umano, così Han Solo raggiunge un nuovo stato di coscienza passando attraverso l’esperienza dell’ibernazione.
In entrambi i casi l’oggetto rappresenta un passaggio tra due livelli dell’esistenza.
DUE DEBOLEZZE CONTRAPPOSTE
Luke Skywalker e Han Solo sono in fondo più simili di quanto possa sembrare.
Anche Luke fallisce inizialmente perché “non crede”.
Lo stesso Yoda lo ammonisce: nella scena in cui il maestro tira fuori la nave dalla palude con l’utilizzo della Forza Luke dice meravigliato: “non ci posso credere!”.
“Ecco perché hai fallito”. Risponde il maestro Jedi.
La grande differenza iniziale è nelle debolezze dei due personaggi. Quella di Luke è più che altro una debolezza mentale. Quello di cui ha bisogno è una maggiore fiducia nei suoi mezzi.
Han Solo, invece, estremamente sicuro di sé, parte da una condizione di debolezza morale. È questo il motivo per cui il ritocco della scena della cantina rende l’arco di trasformazione del personaggio meno attraente dal punto di vista dello storytelling.

ENDOR, L’EQUILIBRIO NELLA FORZA
Mondo Narrativo in stato di Libertà
Se nel primo film della saga ci troviamo su un pianeta pieno di inerte sabbia e criminali, in Star Wars VI, Il Ritorno dello Jedi il Mondo Narrativo sarà rappresentato da una foresta lussureggiante. I nostri Eroi si muoveranno in mezzo a una natura viva, rigogliosa.
La “fauna” di Tatoonie era composta da Jawa e Sabipodi, rispettivamente astuti commercianti e predoni. Su Endor vivono invece gli Ewok, una specie che si alleerà con la resistenza e che collaborerà alla distruzione dell’Impero.
Dopo la distruzione della Morte Nera, mentre i festeggiamenti di Luke e compagni entrano nel vivo, ci vengono mostrati alcuni dei pianeti nei quali si è svolta la narrazione negli episodi che vanno dal I al VI: la guerra è finita, la popolazione si riversa esultante per le strade.
Viene delineata ancora una volta la perfetta corrispondenza tra Eroe e Mondo Narrativo; il trionfo di Luke e dei suoi amici corrisponde alla conquista della libertà per l’intero universo.
Significativo è il fatto che Luke adesso si trova sulla cima di un albero. All’inizio della sua avventura era sottoterra (la casa nella buca); come se si volesse sottolineare il tragitto ascensionale di cui è stato protagonista.
Alla fine della saga siamo (ricordiamoci di Truby) in un contesto sociale e ambientale di armonia totale, in un Mondo Narrativo libero.
Assistiamo alla riconciliazione tra Luke e suo padre e al chiarimento tra Han Solo e Leila. Ma assistiamo anche all’unione tra mondo fisico e mondo spirituale; è questo il motivo per cui i Jedi sono presenti alle celebrazioni sotto forma di spiriti.
La festa finale ha luogo in un ambiente dove uomo e natura (e tecnologia) vivono un rapporto simbiotico, su una vera e propria città-albero. Albero che, da sempre e in tutte le culture, è il simbolo dell’unione tra opposti, tra cielo e terra, tra vivi e morti.
Luke, che dentro un albero su Dagoba ha visto la morte per la prima volta, adesso è al vertice del suo percorso. Egli stesso è un ponte tra vivi e defunti. Un essere che, per giungere alla piena realizzazione, ha dovuto rischiare di perdersi nell’oscurità.

L’aggiunta di queste scene serve a unire narrativamente gli episodi IV-V-VI con la saga moderna (episodi I-II-III). Per quanto sia piacevole o no, la nuova sequenza è utile nel ribadire ancora di più la corrispondenza tra Eroe e Mondo Narrativo.
CONTRASTO TRA EWOK E JAWA
In Star Wars, in alcuni casi, anche la “fauna” indica se il Mondo Narrativo in cui ci troviamo è caratterizzato da uno stato di Schiavitù o di Libertà.
Per rendercene conto basta fare un confronto tra Jawa ed Ewok.
I primi sono presenti su Tatoonie, un pianeta che, nella classificazione di Truby, rientrerebbe tra quelli in stato di schiavitù.

I Jawa sono meschini, dediti al commercio e in parte al furto.
Vivono in una sorta di palazzo mobile, per nulla integrato con l’ambiente circostante. Trattano i droidi come oggetti, come schiavi da sfruttare unicamente a scopo di lucro.
Gli Ewok, al contrario, vivono in sintonia con la natura. La loro è una vera e propria città-albero, perfettamente in armonia con l’ecosistema.
Possiedono una dimensione spirituale, che li porta addirittura ad adorare un robot come se fosse un Dio.
I piccoli ma coraggiosi Ewok rispecchiano insomma quello che è un Mondo Narrativo dove regna l’armonia, e loro stessi lotteranno per renderlo definitivamente libero.