Come creare un personaggio
Ecco alcune facili regole per creare personaggi interessanti in pochi semplici passaggi (con un po’ di teoria e una piccola chicca sullo storytelling).
COME SI CREA UN BUON PERSONAGGIO
Come possiamo creare un personaggio efficace per racconti e romanzi? E per una storia in generale? Che sia ad esempio la sceneggiatura di un lungometraggio?
Quali sono le caratteristiche che un personaggio, protagonista, antagonista o semplice comparsa di una storia, deve avere per restare nella mente di chi legge un libro o vede un film?
In realtà non possono esistere risposte univoche alla questione; per l’ideazione di un carattere convincente e a tuttotondo possiamo solo cercare di dare qualche spunto, sperando che sia proficuo e stimolante.
Negli ultimi anni il concetto di storytelling sembra aver acquistato importanza in molti settori lavorativi, ma in realtà la nascita degli antenati dei corsi Scrittura Creativa attuali risale alla fine del XIX Secolo.
Che i corsi di Scrittura Creativa possano avere un’utilità a migliorarci come autori di romanzi, racconti o poesie è una questione dibattuta, ma è innegabile il fatto che dalla frequentazione di laboratori e dalla lettura di manuali sul tema si possa estrapolare qualche consiglio utile a chi desidera migliorare le proprie capacità di scrittura.
DIFFERENZE TRA CINEMA E LETTERATURA
Nel proseguire dell’articolo mi concentrerò sulle regole che servono a ideare un personaggio letterario coinvolgente, tuttavia una piccola digressione che faccia cenno ad altre forme artistiche mi appare inevitabile.
FAMOSI AL CINEMA MA NON NELLE LETTERE (E VICEVERSA)
Innanzitutto bisogna capire che personaggi che si rivelano leggendari sul grande schermo possono non aver avuto la stessa popolarità su carta.
A questo proposito come non si può nominare un grande regista come Alfred Hitchcock, capace di creare capolavori immortali e personaggi memorabili traendo le sceneggiature per i suoi film da libri, sì di buon livello, ma non certo nella top ten della letteratura mondiale di tutti i tempi?
Prendiamo ad esempio il celebre film Psycho e in particolare il personaggio interpretato da Anthony Perkins, lo psicopatico assassino Norman Bates. La sua fama, se non fosse stato per la maestria del regista britannico, sarebbe probabilmente rimasta rilegata entro il circolo ristretto degli appassionati di gialli. Tra l’altro lo stesso personaggio compare in quella che di diritto è sicuramente una delle scene più iconiche della storia del cinema. Quella, ben nota, in cui la povera Marion Crane viene assassinata sotto la doccia.

DIFFERENZE NELLA CARATTERIZZAZIONE DI UN PERSONAGGIO
Ricordiamo sempre che esistono grandi differenze nel dover rappresentare un personaggio su schermo o su carta.
L’autore di un romanzo o di un racconto, paradossalmente, ha come limitazione solo la sua fantasia e il dovere di mantenere una certa credibilità; non ha le problematiche tecniche con cui si devono confrontare truccatori, costumisti e altri addetti ai lavori.
Inoltre la rappresentazione di un personaggio su pellicola è inevitabilmente influenzata dalla voce di un attore, dal suo modo di muoversi… tutte cose che in un personaggio letterario vengono gestite per lo più dalla testa del lettore, spesso libero di aggiungere o togliere rispetto a chi fruisce “passivamente” le immagini di un film.
Stephen King, in On Writing (un testo pieno di interessanti indicazioni per chi vuole fare della scrittura il suo mestiere), afferma che quando si tratta di delineare un personaggio gli scrittori sono più fortunati dei registi cinematografici .
Chi è dietro la macchina da presa è infatti quasi sempre condannato a mostrare troppo… compresa la chiusura lampo sulla schiena del mostro.
FATTORE TEMPO: LEGGENDE E MODE TEMPORANEE
Anche il fattore temporale è determinante.
Molto spesso è il passare degli anni a dare la definitiva consacrazione a un
personaggio e, viceversa, personaggi divenuti all’improvviso celebri per una
stagione possono cadere con la stessa facilità nel dimenticatoio.
Per la prima situazione possiamo pensare a un personaggio
come Fantozzi, ideato da Paolo
Villaggio, stesso attore dell’omonimo film. Libro e pellicola, e di conseguenza
protagonista, col passare del tempo, sono stati progressivamente accettati e
apprezzati anche da una critica di stampo più “snob”; questo soprattutto per il
forte contenuto di critica sociale riferito al mondo del lavoro e della classe
media, camuffato da un certo tipo di ironia, presente in tutta la saga.
In riferimento a questo tema; cosa è se
non un’invettiva contro una certa puzza sotto al naso della critica
cinematografica italiana quel celebre “La corazzata Potemkin è una cagata
pazzesca!”, famosissima battuta entrata di prepotenza nella lista delle espressioni comuni prese in prestito dal
cinema?

Per il caso inverso possiamo citare ad esempio Oliver e Jennifer, i due protagonisti del film Love Story. La pellicola e il libro ebbero molto successo… ma all’infuori di chi ha vissuto quel periodo storico, chi li ricorda? Una piccola curiosità: il libro fu scritto in contemporanea con la realizzazione del film stesso; il suo autore Erich Sagal si è basato, per il romanzo, sulla sceneggiatura del film.
Tutto questo per dire che, molto spesso, la riuscita di un personaggio e il suo assurgere a una dimensione di notorietà, sono dovute anche a fattori esterni (molto spesso casuali) all’opera stessa in cui esso si muove.

Il successo di Peter Jackson nel dare vita all’universo di Tolkien con la trilogia Il Signore Degli Anelli è stato dovuto in parte a un intelligente lavoro di selezione del materiale e a un grande e manifesto rispetto per l’opera letteraria.
L’OPERA DI JOSEPH CAMPBELL E IL VIAGGIO DELL’EROE DI CHRISTOPHER VOGLER
Apriamo una piccola parentesi su due personaggi di grande importanza per chi si occupa di scrittura e storytelling: Joseph Campbell, uno dei più grandi studiosi di mitologia comparata, e Christopher Vogler, un uomo che ha ripreso le teorie di Campbell rendendole concretamente utilizzabili a chi si occupa di scrittura narrativa o sceneggiatura.
Joseph Campbell (che non ha mai nascosto di aver tratto ispirazione da Jung) ha rintracciato delle costanti in molte figure mitologiche di svariate culture andando a delineare l’archetipo dell’Eroe; una figura che segue, nelle sue vicende, un percorso a grandi linee ricorrente.
Gli studi di Campbell hanno influenzato direttamente opere “pop” di grande successo (George Lucas ne attinse a pieni mani nell’ideazione dell’universo Star Wars) e hanno supportato riflessioni critiche relative a ogni campo della cultura del 900. A questo proposito segnalo il libro cult di Daniele Soffritti, I Beatles Dal Mito Alla Storia; un’opera che ha gettato una nuova e interessantissima luce sui motivi per cui i Beatles possono essere considerati un vero e proprio Mito moderno.
Cristopher Vogler, partendo da queste teorie, identifica nel viaggio dell’eroe campbelliano dei moduli (patterns) che, nella sua visione, potrebbero essere applicati a buon parte delle storie moderne. Una sorta di “enciclopedia dell’eroe”, quindi del personaggio, utilizzabile a grandi linee in ogni contesto narrativo.

Dare un’occhiata alla produzione di questi autori potrebbe darci una mano a costruire un personaggio dal forte impatto emotivo grazie alla possibilità che avrebbe di far leva su alcuni archetipi ben radicati nel nostro inconscio.
DA DOVE PARTIRE PER INVENTARE UN BUON PERSONAGGIO LETTERARIO

Troverete delle guide in rete che vi insegneranno come tratteggiare un buon personaggio, come renderlo accattivante e come fare in modo che le persone facciano il tifo per lui o ne restino disgustate. Ma in realtà ogni storia è diversa; ogni genere può avere bisogno delle sue regole più o meno definite.
Nonostante ciò, tenterò un abbozzo segnalando alcune delle regole per costruire e caratterizzare un buon personaggio che mi sembrano fondamentali. Se volete sapere come creare personaggi credibili e indimenticabili per romanzi e racconti partite da qui:
Come creare un personaggio
- Trova un equilibrio nella descrizione.
Nella descrizione di un personaggio evitate di essere approssimativi o banali, ma cercate anche di tenervi lontani dalle esagerazioni.
L’eccessiva particolarizzazione di un personaggio correrebbe il rischio di bloccare il processo immaginativo del lettore. - Definisci i tuoi personaggi tramite le azioni che svolgono.
Seguendo la regola d’oro della letteratura “Show, don’t tell“, cercate di caratterizzare un personaggio facendoli svolgere delle azioni esemplari ed evitando il più possibile commenti o pedanti approfondimenti psicologici. La narrazione ne guadagnerà in ritmo e scorrevolezza.
- Definisci i tuoi personaggi attraverso i loro dialoghi.
Un dialogo ben scritto può servire a caratterizzare un personaggio più di quanto possa esserlo un intero capitolo dedicato alla storia della sua vita (anche qui: “Show, don’t tell”). Tramite il modo con cui usa le parole un personaggio può darci informazioni sul suo passato e sul suo carattere.
Per citare Stephen King: “Le azioni sono più significative, ma le parole hanno sfumature ambigue e spesso portano alla luce certi lati di cui si è completamente inconsapevoli”. - Devi sapere tutto del tuo personaggio.
Immaginate la storia del vostro personaggio.
Dove è nato? Che traumi ha vissuto? Come passava le giornate quando era bambino? Ogni cosa può servire a creare spessore. Ma ricordate; il lettore non deve necessariamente conoscere tutto. Anzi, alcune grandi figure della letteratura devono la loro ben riuscita proprio a un’aura di mistero che li avvolge. Tuttavia, anche se la caratterizzazione è minima, per darle convinzione è necessario che l’autore abbia ben presente la storia del suo personaggio e riesca a condensarla anche solo in un tic o in qualcosa di identificativo. - Unicità del personaggio.
Alcuni generi non disdegnano personaggi con tratti stereotipati. Basti pensare ad alcune forme teatrali o alla narrativa di genere. Però, tramite un piccolo innesto, bisogna comunque dare sempre un tratto unico che identifichi il personaggio; altrimenti c’è il rischio che il lettore rimanga impermeabile a quello che legge e che niente della storia si ancori nella sua testa. Si avrebbe insomma una sorta di spaesamento e un calo d’attenzione generale nei confronti della trama.
- Dai uno scopo al tuo personaggio.
Ogni buon carattere deve avere uno scopo, un obbiettivo. Deve esserci qualcosa che lo muove e verso cui puntano tutte le sue azioni.
Un personaggio senza uno scopo ben definito può essere però un utile contrasto narrativo.
Il suo “non agire” può servire a definire magari un’altra figura della storia o a fare da propulsore per vicende direttamente o indirettamente collegate. Ricordate; alcune volte l’inerzia è molto più calzante o coinvolgente di mille azioni, soprattutto se queste non sono narrativamente contestualizzate. - Definisci il tuo personaggio nelle interazioni.
Noi, come individui, ci definiamo psicologicamente tramite continue interazioni con i nostri simili. Pensate a qualcosa di simile per definire il vostro personaggio; durante il processo di ideazione calatelo più che potete in situazioni e incontri immaginari. Provate a pensare a come reagirebbe a fronte di accadimenti o incontri particolari.
Spesso avrete la sensazione che i personaggi possano agire con una propria coscienza, autonomamente; nella maggior parte dei casi è un buon segno, ma date sempre un occhio al livello di coerenza di quello che state scrivendo.
Questo processo, se coinvolgerete più personaggi della vostra storia, vi aiuterà a ideare vere e proprie sequenze che potrete sfruttare per intero o in parte in fase di stesura. - Rendi credibile il tuo personaggio.
Le contraddizioni fanno parte della vite e di ogni figura narrativa che si rispetti. Però attenzione; un conto è un dissidio interno, un altro è rendere un personaggio poco credibile ed estremamente incoerente con il suo background. Certo, il personaggio di una storia che ha sempre agito con cinismo e crudeltà può ad un tratto redimersi e diventare una carattere positivo; ma questo cambio di marcia deve essere prima di tutto motivato da una causa scatenante che dia coerenza al tutto. Quindi, riassumendo, evitate personaggi piatti e monocorde. Cercate di dare rotondità e profondità agli interpreti delle vostre storie; ma tenete sempre il filo della coerenza ben visibile; altrimenti rischierete anche qui di non fare presa sul pubblico.
- Dai un punto debole al tuo personaggio.
Mai sentito parlare di cryptonite? Ecco…
Dare un punto debole al nostro personaggio lo rende umano e ci spinge a immedesimarci in lui.
Il lettore sarà psicologicamente più apprensivo nei suoi confronti e le sfide che il personaggio dovrà sostenere appariranno più insidiose e cariche di fascino. - Blocco dello scrittore? Parti da un elemento reale
Molti autori hanno elaborato personaggi celebri partendo da persone realmente esistite. Questo può essere un buon espediente perché può semplificare il compito dell’autore, che lavorerà per aggiunta o sottrazione avendo già un modello di partenza.
Può avere la sua comodità, e una certa efficacia, anche unire in un unico personaggio caratteristiche di più persone reali.
CONCLUSIONE
A mio modesto parere quindi l’immortalità di un personaggio, la sua buona riuscita, non può essere determinata da parametri fissi, ma da caratteristiche e fattori che variano a seconda dei casi.
Si può tuttavia trovare un filo conduttore che leghi tutti i grandi caratteri? In parte si, forse…
Probabilmente, se esaminassimo personaggi particolarmente riusciti prendendoli a caso tra cinema, fumetti e film, ci troveremo di fronte a un motivo in comune nella maggior parte dei casi.
Un tema che ricorre spesso nelle grandi icone, positive o negative, è proprio quello di un grande conflitto interiore. E questo probabilmente è un fattore che ci spinge molto nell’immedesimazione (vedi le regole sopra) al di là del fatto che il personaggio compia buone o cattive azioni. I personaggi che possiedono una scissione interna, come accennato in precedenza, forse sono anche quelli più reali (ancora… le regole); perché rispecchiano al meglio la complessità del mondo in cui viviamo.
2 Comments
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Articolo molto interessante, grazie Giacomo
Grazie a te!