Jena Plissken combatte con degli zombie

Arco di Trasformazione del Personaggio e Pessimismo: Carpenter, Romero

Film presi in esame o citati nell’articolo:

– Il Gladiatore
– Guaio Grosso a Chinatown
– Fuga da New York
– Distretto 13, Le Brigate della Morte
– La Città Verrà Distrutta all’Alba
– La Notte dei Morti Viventi
– Essi Vivono
– Zombie, Dawn of the Dead

Quando si parla di Scrittura Creativa e Storytelling, una delle regole più citate è quella che il personaggio principale della narrazione deve possedere un buon Arco di Trasformazione.
Romero e Carpenter, due registi che presentano parecchi punti di contatto, sono accomunati anche dal fatto di aver creato interessantissimi personaggi ad arco piatto (talvolta con l’aiuto dei loro sceneggiatori) e di averli calati in contesti  sociali estremamente pessimisti; ridefinendo ogni volta la sintassi dei vari generi in cui si sono cimentati.

Gli archi di trasformazione possono essere positivi o negativi. Ma possiamo anche imbatterci in “Archi Piatti”.
Quando siamo di fronte a un “arco piatto”, solitamente, alla mancata trasformazione del personaggio corrisponde un cambiamento (quasi sempre in positivo) di uno dei personaggi secondari o del tessuto sociale che fa da sfondo alla narrazione.

ARCO DI TRASFORMAZIONE POSITIVO

Nella maggior parte delle storie il protagonista (o uno dei protagonisti) subisce una trasformazione positiva; all’inizio Egli possiede una visione errata del mondo o di se stesso (causa spesso di debolezza, morale o psicologica). Con il trascorrere degli eventi il personaggio riuscirà a mutare le sue convinzioni e a configurarsi infine come un individuo più completo.

ARCO DI TRASFORMAZIONE NEGATIVO

In presenza di una Arco di Trasformazione negativo ci troveremo di fronte un personaggio che avrà come riferimenti iniziali valori da noi considerati “giusti”. Durante la vicenda però questi valori verranno messi da parte e lo stesso personaggio assumerà comportamenti opposti a quelli ritenuti socialmente accettabili.

L’IMPORTANZA DELLA CONTESTUALIZZAZIONE

Non dobbiamo mai dimenticare  che ogni storia è espressione della particolare cultura che la elabora.
Un personaggio che per noi può essere positivo potrebbe risultare in realtà negativo per un’altra cultura.

ARCO PIATTO (FLAT ARC)

In un interessante video del canale Youtube Just Write viene approfondita la particolare dinamica che si crea in storie che presentano personaggi privi di arco di trasformazione.

Writing Charachters Without Character Arc – vedi il video su Youtube

Secondo quanto detto nel video, che riprende un volume di K. M. Weiland, in alcune storie non vi è né un arco positivo, né un arco negativo.

Il protagonista in questo caso crede in una specifica verità che, anche se possono sopraggiungere momenti di dubbio o sconforto, non viene mai abbandonata.

Il personaggio “dall’arco piatto” deve spesso vedersela con una società (o con una parte di essa) che crede in un sistema di valori opposto al suo e che cercherà di sopraffarlo. Generalmente questo tipo di personaggio è da considerarsi un vero e proprio “dissidente”. Nuotando controcorrente egli sfida le regole del mondo in cui vive.

Sempre secondo il video di Just Write, questi personaggi sono spesso politically-minded; hanno cioè una connotazione politica e sociale rilevante. E il più delle volte, aggiungerei, finiscono per essere “rassicuranti” per lo spettatore. In fondo, alla fine l’hanno quasi sempre vinta.
Il messaggio di fondo di queste storie sarebbe: possiamo cambiare il mondo senza dover rinunciare ai nostri principi.

Proximo nella scena in cui decide di aiutare Massimo
Nel video appena citato viene fatto un ottimo esempio di personaggio “ad arco piatto”.
Ne Il Gladiatore ad avere un Arco di Trasformazione (positivo) è Proximo, il mercante di schiavi inizialmente “antagonista” di Massimo che verso la fine del film assumerà la funzione di personaggio di supporto del protagonista. Ma anche Roma stessa, grazie al sacrificio di Massimo, potrà “riscattarsi” dalla sua dilagante corruzione e ricostituirsi come una società più “giusta”.

ARCO DI TRSFORMAZIONE PIATTO IN UN ORIZZONTE PESSIMISTA

Ma vi sono anche esempi di  personaggi dall’arco piatto che vengono inseriti in un contesto sociale senza più possibilità di redenzione; in un universo pessimista e immutabile.

Carpenter e Romero hanno molto in comune, a partire da una certa concezione sociale del mondo; visione che però è sempre filtrata da un ricorso al “genere” e che quindi rischia, quando recepita da un pubblico meno attento, di rimanere relegata eccessivamente sullo sfondo.

Molti degli “eroi” dei film di Romero e Carpenter sono personaggi dall’arco piatto (il Kurt Russell di Guaio Grosso a Chinatown e di Fuga da New York, i due personaggi principali di Distretto 13, il David di La Città Verrà Distrutta all’Alba o il Ben de La Notte dei Morti Viventi).

Il pessimismo “sociale” dei film di Carpenter e Romero traspare spesso da un chiaro timore nei confronti dell’irrazionalità dilagante e del condizionamento di massa all’interno di un quadro dominato dal consumismo.

In una scena de La Città Verrà Distrutta all’Alba, uno degli infettati, in preda a un raptus di follia, comincia a esprimersi usando un linguaggio che ha molto degli slogan pubblicitari subliminali che infestano la Los Angeles di Essi Vivono. E lo stesso Romero ambienta una delle scene più “esplicite” in questo senso, in Zombie (Dawn of the Dead), proprio in un centro commerciale.

In fondo, i “voodoo boys” che si scagliano contro la caserma di Distretto 13 non sono poi così diversi dagli zombie romeriani.

Ethan Bishop tiene in mano un fucile
Anche se nei film di Romero e Carpenter militari e poliziotti spesso sono caratterizzate dal ricorso ad atteggiamenti di violenza gratuita e da una palese ottusità, va detto che Ethan Bishop (poliziotto di Distretto 13) e David (ex berretto verde in La Città Verrà Distrutta all’Alba) sono personaggi estremamente positivi.

Jena Plissken (Fuga da New York) e Napoleone Wilson (Distretto 13) sono due “dissidenti” (come solitamente impone il copione del personaggio “dall’arco piatto”) che devono scontare dure, e probabilmente ingiuste, condanne.

Si può dire che quando all’arco piatto di un personaggio non corrisponde una trasformazione in positivo della società, la sensazione che si prova è quella di un grande disagio (che Romero e Carpenter mascherano in parte col ricorso al “genere” e all’ironia). E questo disagio incide a fondo proprio perché, a differenza delle “esplicite” scene splatter, viene recepito in maniera quasi inconscia dallo spettatore.

IL RUOLO DELL’AMORE

In un contesto dove il pessimismo investe a fondo la società neanche l’amore può ambire ad un ruolo consolatorio.

Basti pensare alle scene conclusive proprio di La Città Verrà Distrutta all’Alba e di Grosso Guaio a Chinatown.
Nel film di Romero, David (il personaggio principale), si vedrà morire tra le braccia Judy, la donna che porta nel grembo il suo bambino. Anche lei è stata contagiata dal morbo che sta devastando la città. “Vorrei chiamarlo David” dice Judy prima di spegnersi del tutto. In un universo narrativo così pessimista è preclusa anche l’idea che un “riscatto sociale” possa avverarsi grazie alle generazioni future.
Nel film di Carpenter, certamente meno tragico, il protagonista della vicenda (Jack Burton) rinuncia alla donna amata senza un apparente motivo.
In una storia tradizionale (per l’ambientazione si era pensato inizialmente al far west) Jack avrebbe capito che l’amore può riportare sulla retta via anche il più grande dei farabutti. La sua ricerca iniziale “materiale” (il camion che gli è stato rubato) si sarebbe trasformata nella ricerca di qualcosa di più grande, in grado di trasformarlo. Ma in Grosso Guaio l’eroe, dopo aver visto nel profondo il male del mondo, non può che dire addio alla sua amata e risalire in sella al suo cavallo (che qui diventa, appunto, un camion). Non c’è spazio per l’amore su questa terra.

Stessa cosa, in parte, accade a Napoleone Wilson (il “criminale gentiluomo” di Distretto 13). Anche lui è costretto a rinunciare all’amore.
Poco prima dell’assalto finale della gang al distretto assistiamo a un dialogo dal forte contenuto programmatico e simbolico tra Napoleone e Leigh.

Leigh: “Purtroppo noi due ci siamo incontrati fuori tempo”
Napoleone: “Si… è una storia vecchia per me. Io sono nato fori tempo”

La ricongiunzione di “eroe” e società non è più possibile. E a niente può servire che l’eroe, dissidente e condannato, si erga a difensore di parte della società stessa (come in Distretto 13, appunto) o del suo rappresentante più importante (Jena Plissken che salva il presiedente degli Stati Uniti d’America).

Se Grosso Guaio a Chinatown doveva essere un western, il soggetto originario di Fuga da New York prevedeva che il personaggio principale del film fosse un alieno inviato in missione sul nostro pianeta.

PER APPROFONDIRE

Per approfondire gli autori citati nell’articolo non c’è niente di meglio delle monografie di Federico Frusciante.

Monografia di Carpenter (parte 1 e 2):

https://www.youtube.com/watch?v
=3AHtQaKRH8s&list=PLbjJivsvY07
aaI1POnNxNN-3NMP2_o8YS&index=2

https://www.youtube.com/watch?v=CffD8
sLj1mI&list=PLbjJivsvY07aaI
1POnNxNN-3NMP2_o8YS&index=3

Monografia di Romero:

https://www.youtube.com/watch?v=
wYb0FOG5sxw&list=PLbjJivsvY
07aaI1POnNxNN-3NMP2_o8YS&index=20

Summary
Article Name
Arco di Trasformazione del Personaggio e Pessimismo: Carpenter, Romero
Description
Analisi della dinamica pessimista del cinema di Romero e Carpenter e del rapporto dei loro personaggi ad arco piatto con il contesto sociale narrativo.
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2 Comments

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Tamiflureply
Ottobre 10, 2020 at 3:31 pm

Fog sostanzialmente un film di fantasmi, una favola da raccontare ai bambini per spaventarli (come fa il vecchio marinaio all’inizio del film intorno a un fal sulla spiaggia) e Carpenter ci riesce, costruendo un pellicola di genere solida, ma senza particolari guizzi di originalit . Siamo ancora dalle parti del Mito, sia esso storico o del recente presente ( Elvis ) o metafisico (Michael Myers) oppure metacinematografico (il continuo rimando al western e alla cultura della frontiera), uno degli aspetti che pi interessa Carpenter e che ne fa un altro stilema del suo cinema. Il regista afferma pi volte che il suo un cinema di emozioni e che il messaggio del tutto secondario. In realt , i suoi sono film molto pi politici di quello che possano apparire e dietro alla rielaborazione intelligente del cinema di genere ci sono temi ricorrenti di denuncia sociale e storica, un’affermazione del ribelle e la prevalenza di antieroi sempre al margine della comunit , ordinata e succube della legalit e delle credenze religiose. E in Fog fin troppo evidente il parallelismo tra la fondazione di Antonio Bay con quella nazione dei Padri Pellegrini che ha basato la sua affermazione sullo sterminio delle popolazioni indigene e dove la violenza, l’inganno e l’arricchimento di alcuni portano inevitabilmente la morte e l’esclusione di altri. In questo caso la paura viene dal passato, i mostri del presente sono creati dalla memoria storica. E anche la figura del prete, padre Malone, falsamente positiva, visto che l’oro rubato si trova in chiesa e che l’antenato di Malone ha partecipato all’omicidio di massa. Una critica non troppo velata all’ordine imposto dalla chiesa e al male insito nelle sue stesse fondamenta che Carpenter porter alle estreme rappresentazioni in opere future come Il signore del male e Vampires. L’altro aspetto interessante – come abbiamo detto – l’elemento profilmico della nebbia che diventa il personaggio metafisico del film. La nebbia nasconde, trasporta, minaccia, vendica e s’insinua nelle case di Antonio Bay portando gli zombie del passato. E’ inutile rifugiarsi in fortini di fortuna e difenderli (le case, il faro, la chiesa, ancora una volta il tema dell’assedio): la nebbia si spande senza che alcun ostacolo la possa fermare, perch il male gi dentro di noi, fa parte della nostra storia e della nostra memoria. Un dittico sul pessimismo

Giacomo Schullerreply
Novembre 3, 2020 at 10:23 am
– In reply to: Tamiflu

Grazie per il commento. Molto interessante.

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